Eminenti vittoriani by Lytton Strachey

autore:Lytton Strachey [Strachey, Lytton]
La lingua: ita
Format: epub
Tags: Saggistica
editore: Castelvecchi
pubblicato: 2014-12-16T05:00:00+00:00

IV.

La morte di Sidney Herbert pose definitivamente termine al sogno di Florence Nightingale di riformare il ministero della Guerra. In realtà, per un attimo, sull’onda della delusione, si era aggrappata a un’ultima speranza: aveva scritto a Galdstone chiedendogli di assumersi l’onere del lavoro di Sidney Herbert. E la risposta di Gladstone era stata una commovente descrizione del funerale.

I successivi segretari di Stato si adoperarono per demolire buona parte di quanto era stato costruito, ma non riuscirono del tutto nel loro intento; e per altri dieci anni (dal 1862 al 1872) la Nightingale conservò la sua potente influenza sul ministero della Guerra. In seguito, i suoi rapporti diretti con l’Esercito cessarono, e indirizzò le proprie energie, con sempre maggiore impegno, verso problemi più generali. Il suo lavoro per la riforma ospedaliera assunse proporzioni enormi: riuscì a far migliorare le condizioni degli ambulatori e degli ospizi di mendicità, e uno dei suoi più notevoli scritti anticipò le raccomandazioni della Poor Law Commission del 1909. La scuola di formazione per infermiere, da lei creata, con tutto ciò che ne seguiva in termini di iniziative, controlli, responsabilità e lotte, sarebbe stata di per sé sufficiente ad assorbire le energie di almeno due persone di normale vitalità. E al tempo stesso, l’opera da lei svolta per l’India, iniziata con la Commissione Sanitaria sull’Esercito in India, si estese e ramificò in varie direzioni. I suoi tentacoli raggiunsero il Ministero britannico dell’India e riuscirono a far presa perfino sulle alte sfere quasi inaccessibili. Per molti anni la prassi volle che il Viceré di nuova nomina, prima di lasciare l’Inghilterra, rendesse visita a Florence Nightingale.

Dopo molte esitazioni, la Nightingale si era sistemata in una piccola casa in South Street, dove rimase per il resto della vita, fino alla veneranda età di novantun anni. Le sue precarie condizioni di salute migliorarono gradualmente; le crisi acute divennero meno frequenti e alla fine scomparvero del tutto; rimase un’invalida, ma un’invalida con una curiosa caratteristica: era troppo debole per scendere al pianoterra, ma poteva lavorare più strenuamente di molti ministri di Gabinetto. La sua malattia, qualunque fosse, certo non era priva di aspetti positivi: richiedeva l’isolamento, e fu uno straordinario, impareggiabile isolamento, si potrebbe quasi affermare, il cardine della sua vita. Sdraiata sul divano nella camera al piano superiore di South Street, la Nightingale univa l’intensa vitalità di una determinata donna di mondo alle qualità misteriose e affascinanti di un mito. Fu una leggenda per tutta la vita, e lo sapeva. Assaporava tanto le gioie del potere, come quegli imperatori orientali che fondavano il loro governo autocratico sull’invisibilità, quanto le contrastanti soddisfazioni della fama e dell’anonimato. E trovò che il pretesto della malattia come barriera agli occhi degli uomini avesse quasi la stessa efficacia di un cerimoniale di Corte. Importanti statisti e celebri generali erano costretti a insistere per ottenere udienza; splendide Principesse di Paesi stranieri accettavano di vederla soltanto quando lei fosse disponibile; e il comune mortale non aveva alcuna speranza di oltrepassare il soggiorno e il Dr. Sutherland. Infatti l’instancabile discepolo non abbandonò mai la Nightingale.

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